Gender gap: perché il salario minimo è fondamentale per ridurre il divario di genere
In Italia, nel 2006, viene approvato il D. l. n. 198/2006 cd. Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, contenente disposizioni che mirano a rimuovere ogni sorta di ostacolo discriminatorio dalla partecipazione degli individui ed in particolare delle donne alla vita sociale, economica, politica e al mondo del lavoro. Ed è proprio nel mondo del lavoro che, da ormai troppo tempo e sotto diversi profili, si registra una profonda disparità tra uomini e donne. Il profilo discriminatorio più rilevante, anche perché palese e oggettivo, riguarda i salari. Non a caso, il più recente intervento legislativo in materia di parità di genere si è occupato proprio di parità salariale fra uomini e donne, modificando quanto già disposto dal Codice delle Pari Opportunità.
La parità di genere in materia salariale è un tema che si presenta ciclicamente nel dibattito pubblico degli ultimi anni, ma che trova le sue radici già nelle prime sedute dell’Assemblea Costituente, durante le quali le 21 Madri Costituenti si batterono per convincere i restanti 535 membri maschi dell’Assemblea che la parità non fosse soltanto una faccenda femminile, ma il presupposto di una democrazia da intendere in senso “sostanziale”.
Se è vero che i salari medi in Italia sono bassi tanto da non garantire una vita degna, lo sono in particolar modo per le donne.
Ad oggi, nel nostro Paese, il divario di genere in riferimento alla retribuzione media annua si attesta al 31,7% (INPS 2020), rispetto ad una media UE del 39,3% ca. (ma il dato europeo – Eurostat –, oltre ad avere come presupposto un maggiore tasso di occupazione femminile, è fermo al 2014, anno in cui in Italia il divario era pari al 43,7%).
Trattandosi di una forbice statistica secondo cui il divario salariale aumenta esponenzialmente con l’aumentare del tempo retributivo di riferimento (retribuzione oraria – retribuzione annua), è evidente che il problema della disparità salariale coinvolge tematiche che non sono strettamente retributive, trovando parte delle sue cause in vuoti di sistema ben più ampi. Su tutti, l’assenza di un salario minimo legale, la netta prevalenza di part-time femminile (nel 2020 le donne occupate con un contratto a tempo pieno erano circa il 31% del totale, mentre costituivano in media il 67% dei lavoratori a tempo parziale), il divario occupazionale di genere (19,7% in Italia, contro una media dell’11% in Europa – dati Eurostat 2020 = meglio solo della Macedonia del Nord e, considerando l’Europa geografica, della Turchia).
Di fronte a questa situazione, una timida risposta è arrivata con la L. 162 del 5 novembre 2021, che modifica il Codice delle Pari Opportunità, sulla quale sin da subito alcuni media hanno attaccato l’impegnativa etichetta di “legge sulla parità salariale”, affidandole l’infelice compito di “superare completamente le diseguaglianze di genere”.
A questi dubbi si aggiunge quanto accennato in apertura: il fenomeno del salary gap non può che essere fortemente legato ad altre problematiche strutturali del mondo del lavoro.
Ad esempio, in Germania, uno degli ultimi Paesi Ue a introdurre il salario minimo, il gender pay gap si è ridotto dal 19,6 al 17,1 per cento. In Irlanda il gap è passato dal 26% al 5%. Secondo i ricercatori Inapp, in Italia, con un salario minimo a 9 euro lordi l’ora, il 16,5% degli uomini impiegati a tempo pieno avrebbe un adeguamento contro il 23,3% delle donne. Pensiamo a quanto la forbice del divario si ridurrebbe ulteriormente se fosse applicato quello che chiediamo con la nostra campagna #sotto10èsfruttamento.
É certamente importante, dunque, che la possibile introduzione del salario minimo legale e le norme sulla parità salariale siano accompagnate da altre misure che accrescano le tutele delle lavoratrici, incidendo positivamente su altri elementi contrattuali come l’aumento del numero di mensilità della maternità e la durata del congedo genitoriale.
Pretendiamo politiche del lavoro e sociali che non siano più neutre, che tengano conto dei tempi di vita di ognuna di noi , vogliamo tutto!