Il Recovery Plan riscritto dai professionisti del neoliberismo di McKinsey!

Il ministero dell’Economia guidato da Daniele Franco ha affidato sottobanco la riscrittura del recovery plan italiano a McKinsey, il colosso multinazionale della consulenza tra i più influenti del mondo della finanza. Veri professionisti quando si tratta di massimizzare i profitti a scapito dei diritti dei lavoratori e della collettività. Un enorme vulnus democratico.

Il super-Mario salvatore della Patria sta riscrivendo il più importante piano di investimenti per il nostro Paese con degli autentici “professionisti del neo-liberismo”, come McKinsey, rinomati in tutto il mondo per le loro consulenze strategiche responsabili di disastri sanitari e ambientali, del licenziamento di migliaia di lavoratori e di campagne di pressione su governi e istituzioni internazionali per promuovere la causa del profitto.

 McKinsey può vantare grandi successi nello smantellamento del welfare e del diritto alla salute, che ne fa il partner migliore per dare una risposta alla crisi da Covid-19 che assicuri ancora una volta gli interessi delle élite economico-finanziarie contro quelli dei cittadini. Il colosso statunitense ad esempio è stato protagonista della privatizzazione del sistema sanitario nazionale nel Regno Unito dal 2010. Ma McKinsey nella sua lunga esperienza ha dispensato ottime consulenze per ridurre alla fame milioni di contadini e lavoratori delle miniere in India.

 Il giornalista economico Duff McDonald ha documentato il ruolo chiave giocato da McKinsey nell’introdurre le pratiche di governo aziendale negli Stati Uniti che hanno portato a licenziamenti di massa e al sistematico ricorso alla delocalizzazione come strategie per ottimizzare i profitti di azionisti e manager. 

Fra gli ultimi grandi successi, McKinsey può annoverare il pagamento di un risarcimento di 574 milioni di dollari a 47 Stati USA per aver spinto le case farmaceutiche americane a produrre un pericoloso antidolorifico (l’OxyContin) che ha provocato la morte di oltre 450 mila persone negli ultimi due decenni.

 Un gigante della consulenza che è di casa con molti governi, fra cui quello dei “migliori” di Sua Maestà Draghi. Proprio da McKinsey viene infatti Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica – altro ministero per i progetti del recovery plan -, che aveva già usufruito delle consulenze di McKinsey quando era a capo della commissione istituita dal governo Conte per la fase 2 della pandemia. Ma i consulenti di casa McKinsey avevano già un ruolo chiave nel governo Renzi, quando nel 2014 il consigliere economico del premier era Yoram Gutgeld, manager con diversi anni d’esperienza nella società. 

Il governo commissario sub appalta il nostro futuro ai professionisti del neoliberismo. I “competenti” si rivolgono ad altri “competenti”. Un vulnus democratico gigantesco, una scelta portata avanti nel silenzio generale e senza alcuna opposizione. Lo hanno fatto senza alcun passaggio pubblico. Dov’è la tanto sbandierata trasparenza e collegialità rivendicata da molti durante il Conte bis, speravano non se ne accorgesse nessuno?

Non possiamo accettare che la più grande opportunità di riscrittura del futuro del nostro paese avvenga al chiuso delle stanze di McKinsey nell’interesse dei pochi che hanno tanto. Serve una grande discussione pubblica sull’uso dei 209 miliardi del recovery plan.