draghi privatizzazioni

DDL Concorrenza: Draghi punta a privatizzare tutta l’Italia

Con il referendum del 12 e 13 giugno 2011 la volontà di quasi 27 milioni di italiani si era fatta sentire forte e chiara abrogando le previsioni della legge 133 del 2008 e del cosiddetto “decreto Ronchi” volte a imporre la privatizzazione e la messa sul mercato di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica. Lo slogan di quella campagna referendaria lo ricordiamo bene: “si scrive acqua, si legge democrazia”.

A dieci anni di distanza non è difficile pensare che un’espressione di sovranità popolare così decisa ad archiviare la trentennale stagione del fondamentalismo neoliberista, per riscoprire il valore dei beni comuni, sia stata un imprevisto che non può essere tollerato. E questa intolleranza è tutta nel testo del DDL Concorrenza discusso dal Consiglio dei Ministri il 4 Novembre 2021.

Gli aspetti tecnici del testo attualmente disponibile del DDL parlano da soli. Su un piano generale, ci troviamo di fronte a un disegno di legge di iniziativa governativa che si trasformerà in una legge delega: di fatto, il governo finisce con il delegare sé stesso, in uno scempio costituzionale cui purtroppo stiamo rischiando di fare l’abitudine. Nel merito, cade perfino il riferimento alla “rilevanza economica”: nelle intenzioni del governo tutti i servizi pubblici locali, senza distinzione alcuna, sono assoggettati in via di principio alle regole atte a tutelare e promuovere la concorrenza.

Ciò significa che tutti i servizi dovranno essere posti sul mercato, con due conseguenze: da un lato, l’assegnazione a soggetti privati che operano per fare profitti di attività che spesso costituiscono monopoli naturali; dall’altro lato, un sempre più profondo svuotamento di competenze e di risorse a danno delle pubbliche amministrazioni. Ben poche le eccezioni a questa nuova regola generale.

Per esempio, le pubbliche amministrazioni che dovessero scegliere di mantenere un regime “in house” sarebbero sottoposte a una quantità abnorme di oneri procedurali e sostanziali: in altri termini, a carico degli enti locali ci sarebbe l’onere di mostrare periodicamente come e perché l’autoproduzione di un servizio pubblico sarebbe da preferire alla svendita sul mercato. 

Questo programma politico è portato avanti sbandierando che “ce lo chiede l’Europa”, un’affermazione semplicemente falsa. Perfino i Trattati europei, prodotti di spicco delle concezioni mercatiste e ordoliberali del mondo, lasciano agli Stati un ampio margine per disciplinare fuori dalle logiche del mercato e della concorrenza l’organizzazione e la produzione dei servizi di interesse economico generale. La verità, insomma, è che le previsioni del DDL Concorrenza sui servizi pubblici locali sono un violento tentativo di trasformare il cuore della nostra vita collettiva in facili occasioni di profitto monopolistico, una concreta minaccia per quel che resta in Italia della democrazia.

Un paio di settimane fa il profeta Mario Draghi ha spinto i “giovani” a coltivare un po’ di incoscienza. Siamo pronti a raccogliere l’invito. Ribellandoci a questo presente opprimente, saboteremo il pilota automatico e inventeremo un futuro imprevisto e nuovo, solidale e giusto.