Riappropriamoci delle aziende pubbliche e mettiamole al servizio della collettività – manifesto per la ricostruzione

Nel mondo nuovo la smettiamo di tagliare e ricominciamo a considerare gli investimenti pubblici come la migliore garanzia di un futuro fatto di lavoro degno, di un’economia sostenibile che risponde alle sfide vecchie e nuove del nostro paese (dal cronico divario nord-sud al cambiamento climatico, passando per la riduzione delle disuguaglianze sociali e territoriali tra aree interne e centri delle metropoli).

Come proposto dal Forum Disuguaglianze, il primo passo è riappropriarci delle imprese che ancora sono pubbliche e metterle a servizio della collettività. Le nostre imprese pubbliche producono infatti quasi la metà del fatturato delle imprese quotate in Borsa in Italia, contano quasi mezzo milione di dipendenti, e sono presenti in settori tecnologicamente decisivi – a partire dall’energia. Oggi queste aziende (quando non se ne minaccia la svendita, per creare nuove Alitalia e Ilva da salvare coi soldi pubblici dopo che i privati hanno saccheggiato) vengono gestite come normali aziende private. La pandemia e le sfide economiche che ci troviamo davanti – a partire dalla produzione di dispositivi sanitari e dalla necessità di vaccini, fino alla riconversione delle nostre modalità di lavoro e di vita – devono essere la scintilla per dare alle imprese pubbliche esistenti nuove missioni strategiche, che includano la sfida di realizzare la transizione a un’economia sostenibile.Uno solo degli esempi possibili è l’Eni, che anziché rappresentare il “campione nazionale” di una transizione energetica (doppiamente desiderabile per un paese privo di idrocarburi come l’Italia), al di là di operazioni comunicative, continua a investire in un modello insostenibile invece di investire in tecnologie di pubblica utilità, finendo per giunta sulla stampa per pratiche di “ottimizzazione fiscale” a danno del suo stesso azionista principale, cioè noi, e per il coinvolgimento nelle inchieste sulla corruzione internazionale.