Commissariamo le aziende inquinanti: riconversione ecologica subito – Manifesto per la ricostruzione

Nel mondo nuovo combatteremo la crisi climatica azzerando l’utilizzo del carbone entro il 2025 e le emissioni di gas clima alteranti entro il 2050. La riconversione ecologica dell’economia è possibile solo smettendo di rincorrere la crescita dei profitti a tutti i costi e mettendo al centro delle politiche il benessere collettivo e quindi il futuro della specie umana e degli ecosistemi.

Le aziende con più di un milione di euro di fatturato devono presentare nel bilancio il proprio impatto ambientale e lo Stato deve entrare direttamente nella gestione di quelle inquinanti per permettere l’innovazione nei processi produttivi e gestire la riconversione ecologica, così da orientare l’attività aziendale al benessere collettivo. La gestione dei servizi essenziali quali acqua, energia, rifiuti e trasporti deve essere pubblica, partecipata e orientata all’innovazione e alla riduzione degli sprechi e delle emissioni. Servono un piano di investimenti pubblici nell’infrastruttura idrica e un nuovo piano energetico nazionale, gli incentivi alle fonti fossili devono essere azzerati e reinvestiti nella produzione di energia rinnovabile, anche attraverso l’incentivo per un modello di produzione distribuito dell’energia. Bisogna superare il modello insostenibile di mobilità privata attraverso il ripensamento completo del sistema di Trasporto Pubblico Locale e Nazionale che deve essere potenziato ed elettrificato, spostando il trasporto merci dalla gomma al ferro.

Dobbiamo bloccare il consumo di suolo, rinnovando i piani urbanistici di città e paesi secondo nuovi criteri volti all’aumento delle aree verdi e piantumate, favorendo un’innovazione del settore primario rispettosa degli ecosistemi grazie al divieto di utilizzo di prodotti dannosi per l’ambiente, incentivando la piccola produzione di qualità. 

La tutela del territorio e degli ambienti in cui viviamo deve essere rafforzata attraverso nuovi strumenti di controllo partecipati dalle popolazioni locali, attraverso una riforma delle Arpa in senso partecipativo, potenziando il ruolo degli enti locali nella gestione del territorio e delle bonifiche, garantendo l’applicazione del principio “chi inquina paga” e attraverso l’ampliamento degli ecoreati.